Ninna nanna ninna oh | questo bimbo a chi lo do
lo darò all’Uomo Nero | che lo tiene un anno intero.
Lo darò all’Uomo Bianco | che lo tiene finché è stanco
Qualche settimana fa ho assistito con piacere alla presentazione di un interessante progetto ideato e curato da Routes Agency – Cura of Contemporary Arts: Immaginari (post)coloniali.
Costruire un archivio condiviso del colonialismo italiano
Questo il traguardo che vogliono raggiungere i curatori del progetto – Viviana Gravano, Giulia Grechi e Vasco Forconi – e che trovo non solo molto interessante ma di vitale importanza per la “nostra” identità nazionale, il “nostro” modo di vederci, immaginarci “italiani” e, soprattutto, per il modo di raccontare le “nostre” storie di italiani.
Su tali tematiche “coloniali” i Wu Ming hanno prodotto, negli ultimi anni, interessantissimi e imprescindibili contenuti su Giap.
Esemplare, poi, a questo proposito, è il romanzo Point Lenana che racconta (anche) il colonialismo italiano depurato da tutta la retorica degli “italiani brava gente”, quelli “che andavano in Africa a costruire strade” per intenderci, quando invece usavano l’iprite.
i curatori di Immaginari post coloniali puntano, invece, a raccogliere materiali presenti nelle soffitte e nelle case dei nonni, che testimonino il passato coloniale italiano e tutto ciò che può essere utile a ri-costruire la storia della “nostra” nazione.
Avete foto, cartoline, lettere, quaderni, riviste, cimeli d’epoca?
Inviatele a questi ricercatori e farete sicuramente cosa buona e giusta (tanto poi ve le rimandano, eh).
C’è anche una raccolta fondi (che sta per scadere) su Indiegogo, sempre finalizzata alla realizzazione dell’archivio, a cui è possibile partecipare anche con somme simboliche, ma dovete far presto. Io ho preso la postcard.
Se siete a Roma, infine, il 27 e 28 novembre, presso la Casa della Memoria e della Storia ci sarà il convegno:
“Presente Imperfetto. Eredità coloniali e immaginari razziali contemporanei”
Il convegno sarà non solo l’evento di presentazione del progetto Immaginari (post)coloniali, ma sarà anche un’occasione di confronto tra realtà che, da diversi punti di vista, stanno già lavorando, con modalità affini, intorno al tema della relazione tra il colonialismo italiano e l’oggi.
Per restare aggiornati sul progetto c’è la pagina Facebook.
Da Calimero a Colpa d’Alfredo
Torno spesso con la mente, dalla sera della presentazione, alle pubblicità e alle tracce di prodotti culturali italiani impregnati – anche inconsapevolmente – di razzismo mostrati da Giulia: a partire da Calimero, passando per Cicciobello nero e arrivando alle caramelle Tabù.
E continuo a pensare e ripensare a questo video: “Indro Montanelli e la sposa dodicenne in Abissinia” in cui il celebre giornalista “giustificava” (o tentava di) il suo personale passato coloniale, che poi era stato il passato coloniale collettivo di una generazione.
A proposito della Ninna nanna (quella dell’uomo nero), Giulia diceva che hanno fanno una ricerca in diversi Paesi europei e che – pare – gli italiani siano gli unici a spaventare i bambini con questa minaccia.
A me ha fatto ripensare agli stornelli popolari che ascoltavo da bambino nel mio paese, retaggio del passaggio dei “liberatori” americani durante la Seconda Guerra Mondiale, nei quali si minacciavano, come scherno e vendetta, atti di sodomia da parte di soldati definiti “marocchini”.
Poi ho pensato che anni dopo sarebbe stata anche colpa d’alfredo, perché riassumeva due grandi e ataviche paure italiche maschili: invidia penis + invidia machina.