– Lo sai che non mi metterei mai contro di te. Tu sei amico mio.
– Lo so, – disse Sully. – Ma mi guardo comunque le spalle, perché i serpenti hanno una certa natura. La conosci quella del serpente e della tartaruga, no?
– No. Raccontamela un po’.
Matteo F., un caro amico con cui lavoro ormai da anni, mi ha regalato Mia è la vendetta di Edward Bunker perché in una pausa pranzo aveva scoperto che non avevo ancora letto nulla di suo.
Nel primo racconto,
Giustizia a Los Angeles, 1927
Booker Johnson, un diciannovenne nero, prende in prestito un’auto e viene tamponato da un agente della polizia. A causa di questo primo evento si ritrova nella prigione di San Quentin. Per tutta la vita.
Nei primi giorni di carcere, il giovane Booker viene a conoscenza della storia del serpente e della tartaruga, una variazione di uno dei più citati aneddoti cinematografici, ovvero:
La rana e lo scorpione
di cui avevamo ricostruito l’origine e la diffusione nell’immaginario contemporaneo qui (ma se non vi va di leggere il vecchio post ve lo dico lo stesso: la “fonte” non è Esopo, ma Orson Welles in Rapporto Confidenziale).
– Questo serpente sta attraversando la California e arriva al fiume Colorado. Non sa nuotare. Allora vede questa tartaruga che conosce.
La tartaruga sta nuotando qua e là, e il serpente la chiama gridando: «Ehi, tartaruga, amica mia, sono io, il tuo amichetto serpente. Ho bisogno di attraversare il fiume. Dammi un passaggio».
«Che vai a pensare , amico che sono una stupida o che? Sei un serpente. Mi affonderai i denti nel collo».
«Ehi, tu e io ci conosciamo bene. Ti dò la mia parola, cara. Tu sei amica mia. Dammi un passaggio. Non ti morderò».
«Giura sulla tomba di tua madre che non mi morderai».
«Giuro sulla tomba di mia madre».
«Va bene, lo farò».
Così la tartaruga trasporta il serpente dall’altra parte del fiume.
Arrivati sull’altra sponda, il serpente la morde sul collo. Mentre il serpente sta scendendo, la tartaruga dice: «Mi avevi dato la tua parola. Hai giurato sulla tomba di tua madre.»
E il serpente risponde: «Ho morso anche lei. Sono un serpente. Non posso essere nient’altro».
Questa l’originale “variazione sul tema” con tanto di doppio finale di Edward Bunker.
Al buio, Booker sorrise. Era una bella storia. Diceva qualcosa. Non sapeva esattamente cosa, ma conteneva un messaggio.
Ti consiglio anche Come una bestia feroce. Mai letto niente di così potente a livello di impatto narrativo.