Non so se avete letto il Re Pallido di Wallace o se magari lo state leggendo in contemporanea con Pale winter, la lettura collettiva iniziata la scorsa settimana.
In ogni caso, non perdetevi l’intervento di Roberto Natalini su una delle questioni centrali:
il romanzo è o non è opera di fantasia?
Ma, soprattutto
- Wallace ha veramente lavorato come dipendente dell’Agenzia delle Entrate di Peoria? (molti recensori italiani l’han dato subito per scontato…)
E attenzione perché la risposta a queste domande vi porterà in territorio meta narrativo nonché filosofico (avete presente Alice no? Ecco).
Visto che non resisto, ne copio/incollo un estratto ma vi invito a leggere tutto l’intervento perché troverete dei colpi di scena di notevole entità.
(Spoiler: Roberto ha parlato con Matt Bucher, l’ideatore della Wallace-I e contattato addirittura un vecchio compagno di classe di Wallace per avere informazioni certe…).
Ma veniamo all’estratto
§9. “Qui l’autore. Nel senso dell’autore vero, l’essere umano vivente con la matita in mano, non una persona narrativa astratta.” Comincia così […] questa “Introduzione dell’autore” che, secondo Michel Pietsch, era in cima alle 250 pagine trovate dalla moglie sulla scrivania di Wallace.
E ci troviamo davanti ad un paradosso: da una parte la classica avvertenza presente in tutti i romanzi, qui posta nella pagina prima della nota del curatore, dichiara che questo libro, §9 compresa, è un’opera di fantasia. Dall’altra abbiamo l’autore, David Wallace, identificato con una serie molto dettagliata di dati anagrafici, che giura e spergiura che tutta l’opera, tranne appunto la suddetta avvertenza, corrisponde a verità, ed è un resoconto fedele e appena alterato, della sua esperienza lavorativa presso l’Agenzia delle Entrate di Peoria nel periodo 1985-86, e che l’artificio dell’avvertenza è messo lì soltanto come espediente per evitare noie legali, così come il trattamento testuale, la presentazione frammentaria etc…, che servono solo a connotare l’opera come “narrativa.”
Insomma, Wallace ci dice che questo è essenzialmente un libro di “memorie,” anche se il contorno metatestuale (a partire dalla copertina), la sua presentazione, il “contratto” apparente che sta già stabilendo con il lettore, farebbero pensare al contrario. Un libro di memorie travestito da romanzo. E siamo messi davanti a una scelta.
Qui, invece, tutto l’intervento di Roberto.
Nelle note troverete ulteriori dettagli per appassionati e una citazione meta-narrativa tratta da un vecchio film di Woody Allen con Marshall McLuhan che amo moltissimo. Ma cosa c’entra tutto questo con il Re Pallido, la vita di Wallace e l’Agenzia delle Entrate di Peoria lo scoprire solo leggendo la nota 2 dell’intervento.