Nonostante le copertine dei suoi libri siano tutte uguali e tutte con lo stesso omino in campo lungo (è sempre lui, il nostro ex agente segreto sovietico preferito: Leo Demidov),
e nonostante che poi a ben vedere il secondo non è che mi sia piaciuto molto (non aveva nemmeno il numero nel titolo come gli altri, per dire),
ho finito col prendere Agent 6 poco dopo la sua uscita.
Le storie di ambientazione sovietica di Tom Rob Smith sono uno dei migliori esempi del concetto di “beat” espresso da Robert McKee:
Azione/Reazione.
In ogni capitolo, in ogni singola scena, i personaggi presentano un conflitto interno/esterno da risolvere e ognuno dei capitoli (brevi, brevissimi) vive di vita propria grazie a una struttura di ferro del tipo Inizio Svolgimento Fine e ai numerosi colpi scena e cliffhanger.
Se fosse estate e mi piacerebbe passare le giornate a leggere sotto un ombrellone sarebbe un perfetto libro da spiaggia.
1965: bloccato dai granitici meccanismi della burocrazia sovietica, l’ex agente segreto Leo Demidov non può accompagnare a New York la moglie e le figlie in missione diplomatica. E inizia a temere per loro: perché è stata scelta proprio la sua famiglia? Chi e che cosa si nasconde dietro il viaggio oltrecortina?
Inizia così un’indagine personale, che lo condurrà da Mosca all’America e all’Afghanistan, in una pericolosa caccia all’uomo, l’unico che conosca tutta la verità: l’inafferrabile Agent 6. Lo straordinario capitolo conclusivo della trilogia dedicata a Leo Demidov, l’eroe di Bambino 44. (fonte)