Verso gli autori italiani, specie se “giovani”, nutro da sempre una certa diffidenza che – non lo nego – spesso è spocchiosa e aprioristica.
Non è una cosa bella, lo so.
Come non è una cosa bella, di contro, essere aprioristicamente ben disposti verso un sacco di scrittori stranieri. Più che altro americani. Prevalentemente californiani, ma non solo.
Insomma,
diciamola tutta,
è sempre con difficoltà che parlo bene di libri di giovani autori italiani dove “giovane” vuol dire al max trentenne.
Com’è il caso di Vincenzo Latronico che addirittura – o mio dio – è del 1984 e, addirittura – O MIO DIO – è al suo secondo romanzo.
COVER VOLATILE
Metaforica al punto giusto – «ma sta atterrando o decollando quell’uomo?», «non ce la farà mai a spiccare il volo, mai» – di quelle che già ti predispongono positivamente all’acquisto compulsivo insieme al titolo.
Chissà cosa ne pensa il mio amico Giulio di Who’s the reader? che ne raccoglie sempre di splendide e originali.
SIAMO COLOMBE O CAPORALI?
Il romanzo racconta di successi e insoddisfazioni sentimentali, di frustrazioni universitarie e scalate sociali, di dottorati e nuovi quartieri di Milano e di cose-che-si-è-disposti-a-fare pur di raggiungere i propri scopi, il tutto collegato attraverso lo splendido leitmotiv dei falchi e delle colombe (La cospirazione delle colombe è la tesi di dottorato che sta scrivendo il narratore).
LA COLOMBA INFAME
La scrittura è scorrevole e si perdona subito l’artificio retorico tanto caro a Manzoni (che viene omaggiato nella citazione iniziale) e ai romanzi di Umberto Eco del tipo “ho trovato un libro che narra la storia di…” (funzionale al mitico “narratore onnisciente”).
IL DOTTORATO
La parte migliore del romanzo è indubbiamente la prima, quella del dottorato alla Bocconi.
Chiunque abbia frequentato una qualsiasi università italiana troverà tratteggiate situazioni e personaggi realistici e si farà pure due risate pensando ai tempi in cui, giovane e speranzoso studente insonne era portato a credere ingenuamente a concetti fantascientifici come la “meritocrazia”.
TECNICHE NARRATIVE
Tornando al libro i salti temporali e gli incontri a “circolo chiuso” sono funzionali ma, a tratti, estremamente semplicistici. Ma va bene così.
In narrativa è il verosimile che conta, mica il vero… per questo non stai lì a dire «ma come fa, questo, a migliaia di chilometri e anni di distanza, ad aver incontrato proprio l’ex fidanzata di quell’altro?» e via di seguito.
LO SCHEMA PONZI
Poi si parla di truffe economiche e speculazioni edilizie.
Truffe di alto livello e truffe di basso livello ma tutte basate su una versione più o meno elaborata dello schema Ponzi.
Quelli che hanno studiato economia lo chiamano “multilivello” ma sempre della vecchia truffa dell’emigrato italiano si tratta. Avete presente no? Funziona come una piramide: tu mi dai i tuoi soldi e io ti do interessi da capogiro. Ma te li pago con i soldi che altri, ingenuamente (?!?) mi danno per ricevere gli stessi interessi elevati che do a te e così via, finché poi arriva il momento che devi fare le valigie e scappare in Sud America o ti arrestano. Ovvio.
Incredibilmente affascinante per provare l’esagerata buona fede della persone (per essere diplomatici) e la predisposizione a investire in business poco chiari con la promessa di ricevere ricavi esponenziali nel breve termine. Basti pensare a quanti ne ha fregati recentemente Madoff con la sua faccia rassicurante.
Falchi e colombe.
Falchi che si travestono da colombe.
Colombe che si fingono falchi.
PERSONAGGI CHE USANO FACEBOOK
Latronico integra diegeticamente e senza alcuna forzatura retorica l’utilizzo pratico di tecnologia e social network.
L’uso di Facebook e iPod come “strumenti” di caratterizzazione psicologica dei personaggi non è, oggi, nella narrativa italiana (rieccoci…) una cosa così ovvia.
E GUARDANO SERIAL
In una scena uno dei protagonisti perde tempo in università guardando Mad Man in streaming sul portatile.
Il personaggio riflette sulla “speranza” e sulla “grandezza” percepita dai pubblicitari del serial in pieno boom economico anni ’50, speranza totalmente assente dalla sua prospettiva di dottorando italiano. Un pezzo di pessimismo nazionale condivisibile ma non patetico.
I RACCONTI DI LATRONICO
Come se non bastasse, l’autore in questione ha scritto anche deliziosi racconti che si possono leggere liberamente sul suo sito.
Nella pagina dedicata al libro, invece, c’è questo reading di uno dei capitoli più “politici” (nel senso giusto termine).
I NOMI DEI PERSONAGGI
Non mi sono piaciuti. Affatto. Donka Berati. Drina Drzic. Alfredo Cannella. Li ho trovati molto artificiali ma, si sa, «questi giovani autori italiani non sono mica come gli scrittori americani…»
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Aggiornamento a un nanosecondo dalla pubblicazione del post:
Dopo aver caricato il libro su Anobii scopro una recensione dall’eloquente titolo “Caro Vincenzo, un po’ ti odio” di Kafkaontheshore e mi sento meno solo. D’altra parte a cosa servono i social network bibliofili se non a questo? 🙂
Mi piace molto 🙂
Condivido l’ostilità del sottolineato. Poi mi piace il fatto che il paracadute sia l’unico elemento di colore nella copertina,e che l’uomo corra in piano sfuggendo la montagna alle sue spalle: ci sono cose che non cambieranno mai (come le montagne o le università), pare quindi che si stia impegnando nella direzione sbagliata.
Tanti saluti alla bimba e alla mamma 🙂
Ma perché i nomi di David Foster Wallace o Pynchon sono realistici?
@giulio: grazie per l’analisi (e per i saluti)
@B.: no, affatto 🙂
Come scrivevo nella premessa, è sempre più facile essere esterofili e ben predisposti alle storie straniere piuttosto che a quelle italiane, nomi compresi. Poi però, per fortuna si incontrano autori come Latronico e si cambia idea 🙂