A pochi minuti dall’inizio di The Town Ben Affleck, un rapinatore dall’etica più o meno condivisibile, è a una riunione. Tipo alcolisti anonimi.
Un tizio avanti con l’età, magrolino e un po’ trasandato è in piedi e racconta l’aneddoto dell’ateo e dell’eschimese:
Ci sono due tizi che siedono insieme al bar in un posto sperduto e selvaggio in Alaska.
Uno dei due tizi è credente, l’altro è ateo, e stanno discutendo sull’esistenza di Dio, con quell’intensità particolare che si stabilisce più o meno dopo la quarta birra. E l’ateo dice: “Guarda, non è che non abbia ragioni per non credere. Ho avuto anche io a che fare con quella roba di Dio e della preghiera. Proprio un mese fa mi sono trovato lontano dal campo in una terribile tormenta, e mi ero completamente perso e non riuscivo a vedere nulla, e facevano 45 gradi sotto zero, e così ho provato: mi sono buttato in ginocchio nella neve e ho urlato ‘Oh Dio, se c’è un Dio, mi sono perso nella tormenta, e morirò tra poco se tu non mi aiuterai’.”
E a questo punto, nel bar, il credente guarda l’ateo con aria perplessa “Bene, allora adesso dovrai credere” dice, “sei o non sei ancora vivo?”
E l’ateo, alzando gli occhi al cielo “Ma no, è successo invece che una coppia di eschimesi, che passava di lì per caso, mi ha indicato la strada per tornare al campo.”
Questa storiella, molto profonda nonché ambivalente nella morale (dipende da che punto di vista la si osserva), è presente nel discorso che David Foster Wallace tenne durante la cerimonia per il conferimento delle lauree al Kenyon College. Il 21 maggio 2005.
Come con le canzoni preferite io ci torno sopra ogni tanto e, ogni volta, mi emoziono quando leggo del senso profondo dell’educazione umanistica nelle nostre vite concrete, pratiche, materiali.
Lo stereotipo dell’educazione umanistica che vi “insegna a pensare” è in realtà solo un modo sintetico per esprimere un’idea molto più significativa e profonda: “imparare a pensare” vuol dire in effetti imparare a esercitare un qualche controllo su come e cosa pensi.
Significa anche essere abbastanza consapevoli e coscienti per scegliere a cosa prestare attenzione e come dare un senso all’esperienza.
La traduzione è di R. Natalini e, per una serie di motivi che non sto qui ad annoiarvi, la preferisco alle altre che trovate nelle librerie.
Se preferite averlo cartaceo, invece, Einaudi ha pubblicato il discorso al Kenyon College in Questa è l’acqua.
Tornando alle corrispondenze con Ben Affleck non si può non citare, per concludere, la divertente telefonata che DFW ebbe con Gus Van Sant.
In quella telefonata i due parlarono anche della sceneggiatura di Will Hunting – Genio ribelle opera di due giovanissimi attori: Ben Affleck e Matt Damon.
Mi piace pensare che Ben Affleck abbia restituito l’apprezzamento di Wallace.
DAVID FOSTER WALLACE: […] Era la prima sceneggiatura che hanno scritto?
GUS VAN SANT: Sì, la prima.DFW: È una cosa che ha dell’incredibile.
GVS: Ed erano pure incredibilmente giovani, all’epoca avevano tipo 22 e 24 anni.DFW: Davvero? Bastardi!
GVS: Lo so è pazzesco. […] Tu hai degli studenti così ai tuoi corsi?
La trascrizione integrale della telefonata la trovate da qualche parte sul sito di minimumfax.