Cosa c’entra la Recherche di Proust con Apocalypse Now di Coppola?
Sto leggendo, con molta calma, Il Tempo ritrovato, l’ultimo capitolo della Recherche (Dalla parte di Swann l’avevo iniziato nel lontano 2005…) e, a pag. 84, ho trovato questo riferimento a Wagner e alle Valchirie associato a un bombardamento aereo.
Ma andiamo con ordine.
In Francia c’è la guerra. La Prima Guerra Mondiale. Cadono le bombe e alcuni luoghi dell’infanzia del nostro protagonista vengono distrutti. Il Narratore-Proust si lamenta con l’ufficiale Robert Saint-Loup, amico di vecchia data nonché nipote dei Guermantes, del fatto che, nonostante ciò, a Parigi la guerra non è che si senta poi molto.
Dissi con umiltà a Robert quanto poco si sentisse la guerra a Parigi. Mi rispose che anche a Parigi, a volte, era «abbastanza incredibile». Alludeva a un’incursione di zeppelin che c’era stata la notte prima e mi chiese se non l’avessi vista, ma come in altri tempi m’avrebbe parlato d’uno spettacolo di grande bellezza estetica.
A Proust non convince molto la definizione di “spettacolo di grande bellezza estetica”.
Al fronte si può ancora capire che vi sia una sorta di civetteria nel dire: «E’ stupendo, che rosa! e quel verde pallido!», mentre si può essere uccisi da un momento all’altro; ma era inconcepibile che Saint-Loup lo facesse a Parigi […].
A Proust piacciano gli aerei sì, ma quando si innalzano.
Gli parlai della bellezza degli aerei che salivano nella notte.
A Saint-Loup, invece, piacciono quando scendono.
«E ancora di più, forse, di quelli che scendono, mi disse. Ammetto che è molto bello quando salgono, quando stanno per fare costellazione, e obbediscono in questo a leggi non meno precise di quelle che reggono le costellazioni, giacché quello che ti sembra uno spettacolo è il convergere delle squadriglie, i comandi che ricevono, la loro partenza in caccia, ecc.
Attenzione qui:
Ma non ti piace ancora di più il momento in cui, definitivamente assimilati alle stelle, se ne distaccano per andare in caccia o per rientrare dopo il cessato allarme, il momento in cui fanno apocalisse e nemmeno le stelle stanno più al loro posto?
Per Saint-Loup gli aviatori si distaccano dalle stelle e “fanno apocalisse” e
e le sirene, abbastanza wagneriane, no? – il che, del resto era assolutamente naturale per salutare l’arrivo dei tedeschi, faceva molto inno nazionale […]
ed eccoci arrivati al punto:
c’era da chiedersi se ad andar su erano degli aviatori o non piuttosto delle Valchirie.
Saint-Loup è compiaciuto del parallelismo Aviatori-Valchirie:
«Diamine, la musica delle sirene faceva talmente Cavalcata! Decisamente dovevano arrivare i tedeschi per poter sentire un po’ di Wagner a Parigi.»
Il Nostro riflette sulla somiglianza “mitica” Aviatore-Valchiria descrivendo l’ “apocalisse in cielo” e il “vaudeville in terra“, ironizzando sulla visione di amici e conoscenti costretti a fuggire in vestaglia in piena notte durante i bombardamenti.
La scena si chiude poi con il Nostro che riflette sul fatto che la guerra non abbia aumentato l’intelligenza di Saint-Loup ma l’abbia solo resa più “brillante”.
Ma, prima di ciò, ecco cos’era accaduto durante l’apocalisse della sera prima:
Dal nostro balcone la città appariva come un unico luogo fluido, informe e nero che dalle profondità e dalla notte passava di colpo nella luce e nel cielo, dove gli aviatori si lanciavano a uno a uno all’appello lacerante delle sirene, mentre con un movimento più lento ma più insidioso, più allarmante, giacché il loro sguardo faceva pensare all’oggetto ancora invisibile e forse già vicino che stava cercando, i riflettori si spostavano senza posa, fiutando il nemico, accerchiandolo con le loro luci finché gli aerei, indirizzati su di lui, scattavano in caccia per gremirlo. E, squadriglia dopo squadriglia, ogni aviatore si lanciava così dalla città, trasportata ora nel cielo, simile a una Valchiria.