C’è lui, Nicolas Cage/Charlie Kaufman, lo sceneggiatore calvo, sovrappeso, impacciato e sociopatico con un fratello gemello (anch’esso sceneggiatore) simpatico ed estroverso.
C’è un adattamento da fare da un libro insulso su un ladro di orchidee di una giornalista triste (Maryl Streep) del New Yorker.
E poi
c’è tutto il processo schizofrenico di ideazione-scrittura-revisione della sceneggiatura con tanto di guru (McKee, of course) che interviene e rende il film un meta-meta film sulla scrittura per il cinema.
Lo sceneggiatore non riesce a scrivere il film sul ladro di orchidee così immagina un film con se stesso come protagonista che sta scrivendo un film sul ladro di orchidee e ironizza sul fatto che non riuscendo a scrivere il film forse dovrebbe ascoltare il consiglio del fratello gemello e rivolgersi al guru della sceneggiatura…
Sofisticati giochi e strizzatine d’occhio ai topos narrativi di chi scrive per/con immagini come:
- l’ansia da pagina bianca
- il perverso e sadico meccanismo di punizioni e gratificazioni per aver portato a termine (almeno) un’altra pagina
- l’esaltazione per un nuovo incipit
- la disperazione per un nuovo incipit
- la voce off (chiunque abbia frequentato un corso serio di sceneggiatura sa di cosa sto parlando)
- il “dramma” dei personaggi
- il finale (vedi qui)
Ah, il libro di McKee di cui si parla è Story (ché se avete intenzione di scrivere storie di qualsiasi natura e lunghezza e non l’avete ancora letto prendetelo e divoratelo).
Dovesse, poi, interessare l’argomento, c’è sempre questa serie di brevi riflessioni sui migliori programmi di scrittura scritta qualche tempo fa dal sottoscritto per il blog di Grazia che trovate qui