Per decidere se è Bene o Non Bene, abbiamo una regola molto semplice: il tema deve essere vero. Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo.”
A pag. 26 sappiamo ancora pochissimo dei protagonisti.
Sono due bambini-gemelli abbandonati dalla madre alla nonna, in campagna, durante la guerra.
Tutto, intorno a loro, è atroce.
Sono estremamente intelligenti e hanno un lessico ricco e, a volte, inopportuno per il contesto in cui si trovano.
Fanno molti esercizi mentali e fisici per essere pronti a tutte le evenienze.
Sono cinici, perché davanti all’atrocità non si può che essere cinici.
Studiano da soli perché la scuola è chiusa e, la logica che seguono per scrivere i temi mi è sembrata un’ottima descrizione del lavoro dello sceneggiatore.
Leggete qui:
Ecco come si svolge la lezione di composizione.
Siamo seduti al tavolo della cucina con i nostri fogli a quadretti, le matite e il Grande Quaderno. Siamo soli.
Uno di noi dice:
– Il titolo del tuo tema è: «L’arrivo da Nonna».
L’altro dice:
– Il titolo del tuo tema è «I lavori».
Ci mettiamo a scrivere. Abbiamo due ore per trattare l’argomento e due fogli di carta a disposizione.
Alla fine delle due ore ci scambiamo i fogli: ciascuno corregge gli errori di ortografia dell’altro con l’aiuto del dizionario e, in fondo alla pagina, scrive: Bene o Non Bene. Se è Non Bene gettiamo il tema nel fuoco e cerchiamo di trattare lo stesso argomento nella lezione seguente. Se è Bene, possiamo ricopiare il tema nel Grande Quaderno.
Per decidere se è Bene o Non Bene, abbiamo una regola molto semplice: il tema deve essere vero. Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo.
Ad esempio, è proibito scrivere: «Nonna somiglia a una strega», ma è permesso scrivere: «La gente chiama Nonna la Strega».
E’ proibito scrivere: «La Piccola Città è bella», perché la Piccola Città può essere bella per noi e brutta per qualcun altro.
Allo stesso modo, se scriviamo: «L’attendente è gentile», non è una verità, perché l’attendente può essere capace di cattiverie che noi ignoriamo. Quindi scriveremo semplicemente: «L’attendente ci regala delle coperte».
Scriveremo: «Noi mangiamo molte noci», e non: «Amiamo le noci», perché il verbo amare non è un verbo sicuro, manca di precisione e di obiettività. «Amare le noci» e «Amare nostra Madre», non può voler dire la stessa cosa. La prima formula designa un gusto gradevole in bocca, e la seconda un sentimento.
Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.
Il libro è La trilogia della città di K di Agota Kristof e il passaggio è tratto dal capitolo “I nostri studi” a pag. 26-27.