Vado in questo negozio di dischi di cui sento dire bene da anni e che, inutile negarlo, ho idealizzato per una serie di motivi.
È praticamente a pochi metri da dove è nato il ’68 e tutto il resto. Un isolato più giù della casa dove abitavano i Greateful dead (per dire che gente girava da queste parti).
È immenso.
Hanno tutto: dischi, cd, DVD, tshirt, poster ma, soprattutto: ellepì.
Ovviamente passo delle ore a contemplare, osservare, memorizzare nomi sconosciuti. Finché Raffa chiede per me (anche per velocizzare il tutto):
“Avete dischi di Frank Zappa?”
(una parentesi: ne avrà fatti sicuro più di 100 ufficiali, per non parlare dei bootleg)
Il tizio dei dischi non capisce.
Raffa fa lo spelling anche se secondo me è inutile. Quanti modi conoscete per pronunciare ‘Zappa’?
“Zappa, Frank Z-A-P-P-A.”
“No, sorry.”
Li avevano finiti.
Ho comprato lo stesso 2 bei dischi + 1 poster (di zappa, of course) veramente carino che appenderò a casa, sicuro, e me ne sono andato via riattraversando tutto il quartiere più freakkettone del mondo pensando che nel ’68, dopo qualche mese dall’uscita di Sg. Pepper’s dei Beatles, Zappa già li prendeva in giro, i freakketoni.
Secondo me un po’ se lo meritavano.