Cos’è il talento?
Grazie a mirata segnalazione serale di Raffa, scopro che cosa pensava Leopardi del talento.
Sintesi riduttiva
Il talento, per il poeta, non sarebbe innato (per fortuna). Tutto può essere acquisito tramite esercizio (meno male) e, anzi, il talento sarebbe proprio da ascriversi a tale esercizio e alla propensione ad apprendere.
Conclusione provvisoria
La miglior ricchezza di un creativo dovrebbe essere, pertanto, sempre la “facoltà di imparare” e la capacità di “assuefarsi”.
Ecco cosa scrive Leopardi nel dettaglio:
Il talento non è altro che facoltà d’imparare, cioè di attendere e di assuefarsi.
Per imparare intendo anche le facoltà d’inventare, di pensare, di sentire, di giudicare, ecc.
Nessuno impara le sue proprie invenzioni, pensieri, sentimenti o i giudizi particolare ch’egli porta, ma impara a farlo e non lo può fare se non l’ha imparato, e se non ha acquistato con maggiore o minore esercizio e copia di sensazioni, cioè di esperienze, queste tali facoltà che paiono affatto innate, e non realmente acquisite più o meno facilmente.
[…]Nella mente nostra non esiste originariamente nessuna facoltà, neppur quella di ricordarsi. Bensì ell’è disposta in maniera che le acquisita, alcune più presto, altre più tardi, mediante l’esercizio.
[…](Leopardi, Zibaldone di pensieri, Mondadori 1999, Vol. II: 599)