Red Dead Redemption è un videogames per PlayIII e Xbox 360.
Gli autori sono quelli della Rockstar Games, gli stessi della saga Grand Theft auto, uno dei pochissimi games che sia riuscito a terminare (tranne le missioni speciali, si capisce…). Quanti bei ricordi per le strade di Liberty City e nelle vallate di San Andreas…
Di che parla Red Dead Redemption?
Di un ex fuorilegge in cerca di redenzione nel momento storico sbagliato: il 1911.
Mentre tutto cambia, scoppiano rivoluzioni e l’industrializzazione muta drasticamente luoghi e persone, lui – il nostro ex fuorilegge pistolero – è obbligato a dare la caccia ai suoi vecchi compari di scorribande per ottenere la tranquillità domestica.
Su Internazionale di questa settimana c’è un interessantissimo articolo di Christopher Williams su Red Dead Redemption.
Il giornalista fa notare
- Quanto sia originale la figura del pistolero con “famiglia a carico” quando, cinematograficamente parlando, l’eroe “di frontiera” è sempre stato un solitario (ovviamente…).
- Quanto il gioco sia una metafora dell’attuale situazione socio-politica degli States (l’ambientazione western è, significativamente, nel 1911 e non a metà del ‘800…).
- Quanto il protagonista incarni magnificamente le odierne “contraddizioni americane”.
Addirittura, Williams sostiene che l’evoluzione narrativa della vicenda esistenziale del nostro pistolero assomigli a quella di Ulisse (si allude anche a un finale simile al ritorno di Odisseo a Itaca e non credo che ci si riferisca all’episodio commovente del vecchio Argo che riconosce il padrone ma più alla sequenza splatter dell’eliminazione dei Proci…).