Magari un giorno argomenterò meglio ma il “Wes Anderson Style” copiato/incollato a pezzetti e incastonato in una commedia all’italiana non è che sia poi un’operazione così irresistibile.
Per carità, uno ride pure durante il film. Gli attori sono bravi. Ma la meta-storia dello scrittore che vorrebbe scrivere un “film d’autore ma che piaccia alla gente” non è che si capisca poi molto. Non è normale che uno esca dal cinema chiedendosi: “un momento, aspettate un momento, ma che voleva dire?”
L’impressione che si ha, infatti, è di aver visto solo la premessa, un incipit, un lunghissimo primo atto.
Tant’è che poi si esce dalla sala con l’impressione di stare ancora lì ad attendere il primo colpo di scena.
E poi c’è la questione Wes Anderson: personaggi copiati/incollati, scelta delle musiche, uso delle inquadrature + voce off, attori che si rivolgono “direttamente” alla macchina da presa, e via di seguito. Ché uno pensa “lo affitto un film di Wes Anderson, che faccio prima. E spendo meno. E non mi intristisco coi sensi di colpa per aver giudicato male un film di un regista che fino a ieri sera avevo amato tanto…”