Allora, alla serata degli esordienti della Macchina dei Sogni, dopo il reading, per motivi di “affinità-e-casualità” del tutto personali ho scelto di leggere Le mie cose, di Marco Lazzarotto.
Com’è
Diciamo subito che il libro (di 253 pagine) si fa leggere piacevolmente e sempre più velocemente tanto che da pag. 3 in poi (suppergiù) avrete l’impressione di aver speso 13,50 euro per comprare un ventaglio con le scritte all’interno.
Sappiate, poi, che il suddetto libro di Lazzarotto è molto permaloso e vive di vita propria tanto che, ad esempio, è possibile che se una mattina lo portate al lavoro insieme a un altro libro Lui si offende e, semplicemente, non si fa trovare più. Poi torna verso la pausa pranzo e vi fa giurare solennemente che fino a che non siete arrivati all’ultima pagina non vi distrarrete più. Un consiglio: fatelo, altrimenti sarete assaliti dai dubby.
La trama
Le mie cose parla di tante cose, forse pure troppe (caro Marco Lazzarotto, mi chiedo cosa ci scriverai sul tuo secondo libro…). In sintesi: racconta di un presente-futuro-prossimo nel quale avvengono cose strane ma-che-poi-in-fondo-se-uno-ci-pensa-bene-mica-tanto.
La Protagonista, curatrice della rubrica “le mie cose” per una rivista femminile che, ovviamente, esce ogni 28 giorni, ha due figli a cui ha dato il nome di due mobili dell’Ikea (ma non perché è malata o almeno non solo per quello, ma per il fatto che prima di scrivere per “le mie cose” dava veramente i nomi ai mobili dell’Ikea) e un marito “Vomitista” (non rivelo niente. Il nome mi sembra abbastanza esplicativo).
Una curiosità: dopo il reading l’autore ha raccontato che il primo titolo del romanzo era “Ho spostato un Vomitista“. Secondo me “Le mie cose” è meglio.
La Nostra Protagonista scopre dall’Ente Territoriale di Controllo e Gestione dei Figli di Genitori Separati – ETCGFGS che suo marito (il Vomitista) l’ha lasciata per America, una bomba sexy dall’accento vagamente romano.
Da quel momento inizia una trafila con le call-centeriste dell’ETCGFGS per ottenere l’affidamento dei due figli che, tra l’altro, ama portare a fare visita alla suocera, morta da poco e “caramellata” dal Vomitista (che poi è il figlio).
Ma non finisce qui perché La Nostra Protagonista nel tentativo di comprendere il perché dell’abbandono del Vomitista si fa assalire spesso dai dubby (piccoli animaletti che si attaccano ai capelli).
I dubby
Il romanzo, oltre ad essere ricco di dubby (se ne vedete uno non uccidetelo con il libro che ha la copertina chiara e resta tutta macchiata, ne so qualcosa) contiene un numero spropositato di piccole-medie-grandi invenzioni divertenti a metà tra la fantascienza, la sociologia e la diretta esasperazione di cose-che-accadono-tutti-i-giorni.
Qualche esempio? Solo due sennò vi rovino la lettura: la scuola media Cavalieri dello Zodiaco e San Patrigano, il reality show per drogati.
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