SABATO 1 AGOSTO (SERA)
LFF: LA PREMIAZIONE
Torniamo da Nonna Anna e ci fermiamo a parlare con il proprietario che spiega a Raffa (che è una professoressa) come dovrebbe essere un’ottima professoressa. Lo seguo poco. Sono in piena fase pre-festival. Voglio uscire.
Ceniamo con E. e gli altri nella solita pizzeria e andiamo in riva al lago a prendere posto.
Un’ora e conosceremo i nomi di tutti i vincitori.
L’organizzatrice del festival è anche la presentatrice del festival. È una ragazza poliglotta e molto spigliata che a questo punto credo non conoscerò mai più.
Prima della premiazione vera e propria c’è la sfilata di ringraziamenti ai/dei politici locali (sindaco, assessori, vice, vice dei vice, addetti a, sponsor, ecc.). Tutti fanno dei complimenti e tutti si compiacciono del festival e di quanto questo valorizzi il territorio ma ho fatto politica per troppi anni per capire subito che:
UNO: qui se il festival funziona è solo per merito degli organizzatori e dei volontari (tutti giovanissimi) ma, soprattutto,
DUE: che gli sponsor e le istituzioni dovrebbero/potrebbero fare molto di più se quello che hanno detto corrisponde a verità.
Vengono premiati i corti.
Il regista spagnolo di documentari che consegna i premi è il nostro vicino di stanza da Nonna Anna. Pensa te. Poi arrivano le sceneggiature.
Premio Rodolfo Sonego
Prima che me ne renda conto sento il nome di E. (ecchecaz… lo sapevo) e di un altro partecipante (assente) che vincono ex aequo. È però quando vedo E. alzarsi e andare lì, sotto lo schermo a ringraziare, che mi rendo conto di essere felice per lei. E me ne stupisco.
Perché non sono totalmente incazzato del fatto che la sceneggiatura di E. abbia vinto? Perché:
- E. è veramente simpatica
- E. è felice come una bambina e io non lo so mica se sarei stato così felice se avessi ricevuto un premio.
- Perché E. è una perseverante. Basti dire che si è auto prodotta un cortometraggio da una sua sceneggiatura che aveva vinto un precedente festival (cortometraggio che in questi mesi è a sua volta finalista in altri festival…)
- Perché – anche se incredibilmente fastidioso da accettare – probabilmente E. ha scritto una sceneggiatura migliore della mia.
Mentre finiscono questa catena di pensieri la presentatrice/organizzatrice mi chiama dicendo che “Figli delle stelle”, la mia sceneggiatura, si è aggiudicata una menzione speciale per la storia raccontata (o almeno così mi sembra).
Mi alzo e vado lì. E. mi abbraccia felice.
Antonello Rinaldi legge la menzione speciale a “Figli delle stelle”
Mi regalano “Mi piace tanto le erbe cotte…”, un libro che raccoglie temi di bambini delle elementari di Miane tra il 1928 e il 1947:
Lo guardo e ringrazio come se avessi ricevuto un Oscar.
È bellissimo. In un certo senso è il mio primo riconoscimento ufficiale per la scrittura cinematografica (gli spot che scrivo in agenzia non valgono).
Finisce la premiazione e inizia la proiezione dei corti che hanno vinto, in contemporanea a una session di bonghi a 10 metri dallo schermo (non per essere polemico ma non si poteva aspettare la fine delle proiezioni prima di far scatenare la nazionale bonghisti?) Ne vedo un paio (di corti) e poi vado a fare due chiacchiere con Antonello Rinaldi uno degli sceneggiatori (ex assistente di Sonego) che hanno analizzato/premiato le sceneggiature.
A due passi dallo schermo, dal lago e dalle rane, parliamo di sceneggiatura, di storie, della realtà produttiva italiana. Di quello che la gente pensa di questo lavoro e di come sia difficile farlo, questo lavoro (accidenti).
“Scrivi, qualsiasi cosa, ma scrivi”. Va bene Antonello, è che è un po’ difficile scrivere cose nuove quando quelle vecchie sembrano non arrivare mai da nessuna parte…
“Lo so, ti capisco ma non fa niente, tu scrivi…”
Si è fatto tardi.
Domani dobbiamo ripartire e guidare per 700 km. Andiamo a letto.
NELLA PROSSIMA PUNTATA (L’ULTIMA): WIKI FESTIVAL…