Ho rivisto Gran Torino e sì, è proprio un bel film. E conferma quello che penso da un bel po’ e cioè che produce più cinema “italiano” il vecchio Clint che molti registi italiani (e magari un giorno ne parlerò più diffusamente…).
Il made in Italy del vecchio Clint
E infatti: l’unico nel film che sembra condividere la stessa gestalt del vecchio Kowalski è (non a caso) il barbiere italiano.
Figlio di puttana di un italiano
Il perenne scontro linguistico tra i due e l’inadeguatezza del ragazzo nel non sapere come interagire con l’italiano è uno dei momenti più divertenti del film. Il ragazzo ha infatti bisogno di capire quando e come utilizzare i differenti registri linguistici e il vecchio Clint è pronto a insegnarglieli.
Qualcuno che non va fatto incazzare
E comunque l’imponente scontro di valori etici in ballo e la ricerca di una morale a cui fare riferimento mentre tutto intorno si sgretola (casa-famiglia-valori-vicini-di-casa e, insomma, la società-come-l’hai-conosciuta-e-vissuta) ci mette in una situazione di profonda empatia verso il vecchio scorbutico.
Perché in fondo lo sappiamo che il problema non è lui ma tutto il resto (compresi figli in sovrappeso e nipoti antipatici e scontenti. E viziati. E con il piercing…).
Questo per dire che c’ho pensato e non mi dispiacerebbe affatto essere così fra una cinquantina d’anni:
Avete mai fatto caso che ogni tanto si incrocia qualcuno che non va fatto incazzare? Quello sono io