Ti complicherà la vita

“TUTTO ESISTEVA PER ME”: IL BAMBINO COME DIO EMPIRISTA DI WALLACE

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Questa teoria del bambino come dio empirista che ho trovato leggendo un saggio di Foster WallaceInvadenti Evasioni –  è maravigliosamente struggente per quanto sia esattamente ciò che ho spesso provato da piccolo (da piccolo?) senza però avere le parole per esprimerlo.

Ora le parole ci sono, e sono esattamente queste

Contestualizzazione della citazione: Wallace è stato inviato da una rivista (è l’estate del 1993) a una mega fiera agroalimentare della WestCoast (di quelle kilometriche con pecore, galli, maiali, luna park e specialità enogastronomiche di tutti i tipi).

Wallace analizza e racconta la manifestazione con gli occhi di chi ha vissuto in quelle zone per gran parte della propria infanzia/adolescenza arricchendo il tutto – come al solito –  con gustose trovate stilistiche.

Ma veniamo finalmente alla citazione:

“Una delle poche cose che ancora mi manca della mia infanzia nel Midwest è la strana, illusoria ma irremovibile convinzione che qualsiasi cosa mi circondava esistesse in tutto e per tutto solamente Per Me. Sono l’unico che da bambino provava questa bizzarra, profonda sensazione? – che ogni oggetto esistesse solo in quanto influiva su di me in qualche modo? – che ogni singola cosa fosse, per il tramite di una qualche misteriosa attività adulta, disposta unicamente a mio beneficio? Non c’è nessuno che si identifichi con questo ricordo? Ecco, il bambino esce dalla stanza, e tutto quello che c’era nella stanza, una volta che non è più lì a vederlo, si liquefà in una sorta di vuoto di potenziale, oppure (come nella mia teoria infantile) qualche adulto prima nascosto l’arrotola e lo stipa fino a che il prossimo ingresso del bambino richiama il tutto in animato servizio. Ero matto? Questa convinzione, è chiaro, era radicalmente autocentrata, e per di più piuttosto paranoide. E poi, la responsabilità: tutto il mondo si dissolveva e risolveva al mio solo battere le palpebre; e se non avessi aperto gli occhi?

Forse quello che davvero mi manca è che quell’autocentratezza, radicale e illusoria, non suscita nel bambino né conflitto né colpa. Il suo è il solipsismo innocente e regale del Dio del vescovo Berkeley: ogni cosa è nulla fino a che la sua vista la richiama dal vuoto: l’essenza del mondo è lo stimolo dei sensi. Ed è per questo, forse, che i bambini temono così tanto il buio. Non tanto per la possibile presenza di oscuri esseri zannuti, ma per la reale assenza di ogni cosa, che la loro cecità ha ora annullato. Almeno io, con buona pace dei sorrisi indulgenti dei miei, era per questo che di notte volevo un lumino: perché il mondo continuasse a girare.”

Qui l'autore

diego altobelli

Ossessionato dai dualismi anima e corpo, reale e virtuale, ragione e volontà, obladì obladà. Quando non è distratto dalla vita aggiorna questo blog. Ogni tanto scrive sceneggiature e racconti.

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